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Pedaggi autostradali: ecco come cambieranno

Novità per i pedaggi autostradali di tutta Europa, che secondo una proposta di direttiva varata dal Parlamento europeo saranno calcolati tenendo conto del livello di inquinamento del veicolo. Strasburgo chiede che si adotti il sistema tariffario basato sulla quantità di CO2 emessa dal mezzo.

Pubblicato il 15/11/2018
macchine che circolano su strada
Come cambieranno i pedaggi autostradali in Europa

Novità per i pedaggi autostradali di tutta Europa, che secondo una proposta di direttiva varata dal Parlamento europeo saranno calcolati tenendo conto del livello di inquinamento prodotto dal veicolo.

Strasburgo chiede che lungo tutta la rete transeuropea si adotti il sistema tariffario basato sulla quantità di CO2 (anidride carbonica) emessa dal mezzo, applicando dunque il principio “chi più inquina, più paga”. La riforma prevede inoltre una metodologia di pagamento basata sui chilometri percorsi, come già avviene in Italia, invece della tariffa preesistente in alcuni Paesi UE basata sul tempo. 

Il provvedimento riguarderà solo furgoni, tir e pullman e dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2023 per i veicoli pesanti e quelli destinati al trasporto di prodotti di maggiori dimensioni (oltre 2,4 tonnellate), dal 2027 per i mezzi commerciali leggeri.

Le tariffe applicate attualmente in Europa

In Germania, Olanda e Belgio le autostrade sono gratuite. Anche in Inghilterra non si paga alcun pedaggio, eccetto per i tunnel e i grandi ponti.

In alcuni Paesi si paga per il tempo durante il quale l’automobilista percorre le strade soggette a pagamento: ci si può abbonare per una settimana, un mese, o anno. È il caso dell’Austria, 88 euro per 12 mesi, della Svizzera con 35,50 euro all’anno e della Slovenia dove la spesa annuale di percorrenza è pari a 95 euro.

In Italia il metodo di pagamento è invece basato sui caselli, con prezzi che risultano più alti rispetto a quelli considerati sopra: ad esempio, un pedaggio per percorrere l’A14 da Bari ad Ancona costa 33,40 euro, mentre un viaggio da Torino a Bari costa quasi 82 euro. 

Nel nord e nell’Est dell’Europa le tariffe sono nettamente più basse. In Svezia ad esempio per andare da Stoccolma a Malmö si percorrono quasi 400 chilometri di autostrada, pagando un pedaggio inferiore ai 7 euro.

Anche in Italia pedaggi differenziati tra auto e moto

Lo sconto del 30% sulle tariffe autostradali per le moto è stato prorogati fino al 30 giugno 2019. 

La sperimentazione è iniziata il primo agosto dello scorso anno, quando l’AISCAT ha risposto positivamente alle sollecitazioni del Governo, a sua volta chiamato in causa dall’ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo e Accessori) che da anni sosteneva l’idea di cambiare la logica dei pagamenti autostradali che equiparano due e quattroruote.  

La proroga dello sconto porta i motociclisti a utilizzare maggiormente le strade a pedaggio per i viaggi, ciò che va sicuramente a vantaggio della sicurezza degli stessi guidatori. La maggior tutela risulta anche dai dati 2017 forniti dall’ACI (Automobile Club d’Italia), secondo cui i centauri coinvolti in un sinistro autostradale hanno quasi il doppio delle probabilità di sopravvivere rispetto allo stesso evento che si verifica su strada provinciale o statale.

Ricordiamo che le tariffe più basse in favore delle due ruote vengono applicate in Austria, Francia, Grecia, Portogallo, Serbia, Slovenia e Repubblica Ceca, dove si paga tra il 30% ed il 50% in meno rispetto alle auto. In altri Stati europei invece non è dovuto alcun pedaggio: sono Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Lettonia, Lituania, Norvegia, Olanda e Svezia, mentre il costo rimane uguale in Romania, Spagna, Svizzera e Ungheria.

L’ANCMA, Associazione Nazionale Ciclo Motociclo e Accessori, spera da tempo che il risparmio del 30% sulle tariffe delle due ruote diventi definitivo. La stessa Associazione chiede al Governo ulteriori provvedimenti, come la possibilità di utilizzo dell’autostrada da parte delle moto con cilindrata di 125 centimetri cubici e l’incentivazione con sgravi fiscali per l’uso dell’abbigliamento protettivo.

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A cura di: Paola Campanelli

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