Caro carburante: a rischio l’attività di bus, Ncc e taxi
L’attività dei professionisti della strada, come i tassisti, i trasportatori, i bus operator e gli Ncc, è messa in seria difficoltà dal caro carburante. Le misure del Governo hanno finora deluso, mentre lo sconto sulle accise varato a marzo è già stato annullato dai successivi aumenti del prezzo.

Il Governo deve prendere al più presto una misura per calmierare la corsa dei prezzi dei carburanti, introdurre un tetto al prezzo di benzina e gasolio, altrimenti sarà a rischio l’attività di molti professionisti: dai trasportatori (quelli più piccoli soprattutto) ai bus operator, dagli agenti di commercio agli autonoleggiatori con conducente (Ncc), ai tassisti.
Con il gasolio stabilmente oltre la soglia dei 2 euro al litro, secondo un’analisi della CGIA di Mestre, molte di queste imprese lavorano infatti in perdita e, quindi, la loro stessa esistenza è messa in pericolo considerato che, per queste categorie, il carburante incide per circa il 30% sui costi di gestione complessivi.
Il settore sconta anche carenza di servizi e più costi fissi
Da un anno, con il diesel rincarato del 50%, la pressione si è fatta pesante nei trasporti. Pertanto, senza alcun aiuto, questi operatori rischiano il fermo, come è già avvenuto - per lo stesso motivo - per il settore della pesca nelle settimane scorse. A preoccupare non è solo il caro carburante. Rispetto all’Europa, le categorie italiane hanno servizi inferiori e subiscono costi fissi superiori. Se, ad esempio, in Olanda, Germania e (in buona parte) in Spagna le autostrade sono gratis, in Italia i pedaggi sono tra i più cari. Nel nostro Paese c’è inoltre un deficit logistico/infrastrutturale ampio che, secondo il Ministero delle Infrastrutture, costa al sistema Paese 40 miliardi di euro l’anno.
Le misure del Governo hanno deluso le attese
Finora le misure adottate dal Governo hanno deluso le aspettative. Nel decreto ‘Aiuti’, approvato dal Consiglio dei ministri in marzo, oltre alla riduzione delle accise sono state introdotte anche misure specifiche per l’autotrasporto. Queste ultime, sebbene non ancora esecutive, interessano tuttavia marginalmente i piccoli operatori. Se, infatti, si tenesse conto che solo poco più dell’8 per cento degli autocarri immatricolati ha una massa totale superiore alle 7,5 ton (pari a 346.482 autocarri), peso oltre il quale il proprietario beneficia di un parziale rimborso delle accise sul gasolio, il rimanente 92% circa dei veicoli (cioè 3,9 milioni di autocarri) non gode di alcun sconto.
I paletti che escludono alcune categorie
Il credito d’imposta per il rimborso delle accise sui carburanti è previsto - per legge - anche per tassisti e bus scolastici, mentre per gli autonoleggiatori con conducente questo beneficio è riconosciuto solo a coloro che hanno la licenza rilasciata da amministrazioni comunali dove non sono presenti taxi. Il credito di imposta, infine, non è previsto per gli agenti di commercio e per i bus turistici. Insomma, ci sono ‘paletti’ che impediscono a un’ampia fascia di operatori di beneficiare degli aiuti pubblici. L’unica soluzione praticabile, secondo gli esperti della CGIA, è quella di introdurre un tetto temporaneo al prezzo alla pompa, cosa che, ovviamente, andrebbe fatta anche per il gas.
Lo sconto accise già annullato dai rincari successivi
Il decreto taglia accise che ha ridotto per legge di 25 centesimi al litro il prezzo alla pompa di benzina e diesel è stato ormai abbondantemente ‘neutralizzato’, perché i successivi rincari hanno ormai ampiamente ‘incorporato’ lo sconto. Tuttavia, questa misura (in scadenza il prossimo 8 luglio) dovrebbe essere nuovamente prorogata e, in aggiunta, anche accompagnata dall’introduzione di un price cap su benzina e diesel, almeno fino alla fine della prossima estate.
Quest’ultimo provvedimento, secondo l’auspicio della CGIA, deve essere approvato a livello nazionale, tenuto conto che l’Ue, così come per il gas, non mostra particolare ‘sensibilità’ all’introduzione di un tetto al caro energia.
La foto del settore trasporti del Paese
Secondo il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS), in Italia sono presenti 98.517 imprese di autotrasporto. A livello regionale, la Lombardia è la realtà territoriale che presenta il numero più elevato (14.131), seguita da Emilia-Romagna (10.532), Campania (9.436), Veneto (9.171) e Lazio (8.937). Dal registro delle imprese di fonte camerale emerge che, a tutto lo scorso dicembre, il numero delle imprese attive nel Paese di agenti e rappresentanti di commercio ammontava a 185.607. Nel Paese, infine, al terzo trimestre 2021 risultavano attivi 14.151 tassisti, 8.722 ncc e 7.189 operatori con licenza di trasporto persone non incluse nelle due precedenti categorie.