Polizze, la riscoperta del minimo garantito
In uno scenario difficile per tutto il settore finanziario, le polizze vita di ramo I, quelle cioè più tradizionali, reggono meglio delle altre. Questo a fronte di una grande incognita per i mercati finanziari, che si ripercuote soprattutto sulle soluzioni più legate ai mercati finanziari.
Da una parte il rialzo dei tassi operato dalle Banche Centrali, dall’altro l’andamento negativo delle principali asset class, che nel corso del 2022 hanno dato magre soddisfazioni agli investitori. Sta di fatto che nel campo delle assicurazioni si assiste a un forte ritorno delle polizze di ramo I, quelle caratterizzate dal minimo garantito, complice la domanda di sicurezza che arriva dal mercato.
Le tendenze di mercato
Se si approfondiscono le analisi dell’ANIA (associazione nazionale imprese assicuratrici), emerge che a ottobre il volume di nuovi premi di ramo I afferenti a polizze individuali è stato pari a 4,2 miliardi di euro, un dato sostanzialmente in linea con quello di dodici mesi prima (-0,4%per la precisione), ma a fronte di uno scenario più complicato per i mercati finanziari. Tanto che, calato nel contesto, il ramo I ha costituito il 73% dell’intera nuova produzione vita contro il 58% di ottobre 2021.
Di cosa si tratta
L’ambito è quelle delle polizze vita, prodotti di risparmio e investimento, caratterizzate da esposizione verso asset class a basso rischio e dalla gestione separata, che quindi è indipendente dai fondi così come dal patrimonio stesso della compagnia assicuratrice. Pertanto, in caso di fallimento della compagnia, il patrimonio dei clienti viene tutelato.
“Per le polizze ramo I stand alone, ovvero le classiche rivalutabili non legate alle multi-ramo, da maggio si registra una riattivazione della produzione legata all'aumento del rendimento del Btp degli ultimi mesi”, segnala un’analisi di Prometeia.
Uno dei punti di forza di questi prodotti, cosa che spiega l’appeal nei periodi di grande incertezza come quello che stiamo vivendo, è dato dalla presenza di un rendimento minimo garantito. Questo significa che, sin dal momento in cui viene sottoscritta la polizza, è possibile sapere a quanto ammonterà il capitale minimo che è possibile ottenere al momento della riscossione. Questo perché la stragrande maggioranza del portafoglio viene destinato a investimenti a bassa volatilità, che restano quindi stabili nel corso del tempo, come ad esempio i titoli di Stato. Mentre di contro vanno considerati i costi di gestione per l’azienda che si occupa di raccogliere e investire i capitali, spesso superiori a quelli di altri investimenti. Anche se le polizze sulla vita – in generale – godono di altri vantaggi: ad esempio sono esenti dall’imposta di bollo e gli importi versati al cliente non sono pignorabili, né sequestrabili, oltre al fatto che il capitale non è soggetto a imposte di successione.
Meno appeal per le soluzioni miste
Tornando ai dati sulla produzione, a fronte della tenuta delle polizze di ramo I, si registra un vero e proprio crollo (-54%) per i prodotti multiramo, cioè polizze combinazione di una componente di ramo I e di una di ramo III, quest’ultimo caratterizzato da un legame più stretto con l’andamento dei mercati finanziari.
Infine, una nota spesso poco considerata al momento di scegliere la soluzione più opportuna per le proprie necessità e i propri obiettivi. Le gestioni separate, avendo per costruzione un meccanismo di calcolo del rendimento basato sul costo storico, hanno un ritardo temporale nell’intraprendere una traiettoria di rendimenti che segua quelli di mercato. Questo vuol dire che i guadagni ottenibili oggi beneficiano solo in parte dei rialzi decisi dalla Bce negli ultimi mesi. Occorrerà del tempo per assistere a una rivalutazione piena, ma questo non costituisce una minaccia considerevole se – come quasi sempre avviene – si approccia questo tipo di investimento con un’ottica di medio-lungo termine.
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