E-fuel, c'è l'accordo tra l'UE e la Germania ma l'Italia resta fuori
L'Unione Europea inserisca anche i biocarburanti tra i combustibili verdi. Questo l'appello che parte dall'Italia all'indomani dell'accordo raggiunto tra Bruxelles e Germania sugli e-fuel. La Commissione Europea non ha considerato, infatti, la deroga ai biocarburanti richiesta dal nostro Paese.

L’Unione Europea e la Germania hanno raggiunto l’accordo. È arrivata la fumata bianca sugli e-fuel. Il "patto" tra Bruxelles e Berlino prevede che dopo il 2035, anno in cui scatterà il divieto di vendita di auto a benzina e diesel, i motori termici potranno continuare ad essere venduti purché vengano usati solo carburanti sintetici a impatto zero. All’angolo, invece, i carburanti tradizionali. A comunicare l’intesa è stato il vicepresidente della Commissione Europea, Frans Timmermans, che riveste anche la carica di Commissario europeo per il clima e il Green Deal europeo.
La proposta dell’Italia relativa alla deroga ai biocarburanti non è stata invece valutata. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin chiede all’Europa di non restare sorda ai richiami che arrivano dall’Italia. L’obiettivo del Governo Meloni è far inserire i biocarburanti tra i combustibili verdi. Il timore dell’Esecutivo italiano è che la riduzione delle emissioni di CO2 possa incidere pesantemente sul fronte sociale ed economico. Sulla stessa lunghezza d’onda del ministro dell’Ambiente c’è Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture, secondo cui è fondamentale includere anche i biocarburanti per tutelare sì l’ambiente, ma anche salvaguardare migliaia di posti di lavoro. Per biocarburanti si intendono i combustili prodotti da materie prime di scarto, olii e residui vegetali.
La lettera dell'Italia all’Unione Europea
Con una lettera rivolta alla Commissione Europea e in particolare al vicepresidente Timmermans, il vicepremier e ministro Matteo Salvini insieme ai ministri Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso hanno espresso la loro posizione: i biocarburanti non vanno esclusi dal regolamento. Da Roma è stata, infatti, sottolineata “la necessità di rispettare il principio della neutralità tecnologica per garantire una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa verso una mobilità a zero emissioni”. Nella missiva l’Italia chiede l’uso di carburanti CO2 neutral per permettere immatricolazioni anche dopo il 2035.
Al momento, però, da Bruxelles non vi sono segnali di apertura nei confronti delle richieste del Governo italiano. Intanto nelle prossime ore si tornerà a discutere della delicata tematica. A sedersi intorno al tavolo saranno i ministri dell’Ambiente dell’Unione Europea che si confronteranno ancora una volta sullo stop ai motori termici tradizionali a partire dal 2035.
Gli scenari
E se da un lato il Governo Meloni non intende mollare e chiede a gran voce all’Europa di aprire ai biofuels, non mancano posizioni discordanti. Chiara la posizione di Transport &Environment Italia che ha pubblicato una ricerca sul ruolo dei biofuels e degli e-fuel nella decarbonizzazione del settore dei trasporti su strada. La Ong ha analizzato le possibili conseguenze della sostituzione dei carburanti fossili con altri di natura biologica (biocarburanti) e di natura sintetica (e-fuels). E dall’analisi viene fuori che l’uso di biocarburanti e carburanti sintetici in veicoli con motore a combustione sarebbe una soluzione fino a quasi 5 volte meno efficiente sul fronte dei consumi energetici rispetto alle prestazioni dei veicoli elettrici a batteria.
Per Transport &Environment Italia i veicoli alimentari con biocarburanti o carburanti sintetici hanno bisogno di una maggiore quota di energia e quindi emettono molta più anidride carbonica dei veicoli elettrici a batteria (BEV). Le auto elettriche – dallo studio – risultano dunque una soluzione climaticamente migliore dal momento che contano su emissioni inferiori rispetto a un veicolo alimentato ad e-fuels. Per l’Ong, inoltre, i carburanti biologici e sintetici hanno un altro punto debole: la loro limitata disponibilità. I biocarburanti dipendono dall’importazione di materie prime di Paesi extra-europei: attualmente – si legge nella ricerca – il loro uso in purezza consentirebbe di alimentare appena il 5 per cento dei veicoli circolanti in Italia. E per quanto riguarda i carburanti sintetici, lo scenario non è più incoraggiante: l’analisi delle stime di produzione dell’industria indica che, al 2035, in Europa, si raggiungeranno volumi capaci di alimentare appena 5 dei 287 milioni di veicoli circolanti. Parliamo di circa il 2%. Una soluzione, dunque, che non sarà scalabile secondo T&E e risulterà al contempo più onerosa per gli automobilisti.
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