Come proteggersi dal rischio di non autosufficienza con le polizze long term care
Una popolazione sempre più anziana e conti pubblici in crescente difficoltà. È lo scenario che caratterizza l'Italia più di altri Paesi e che spiega l'importanza di far decollare il segmento delle polizze per la non autosufficienza. Una proposta di legge vuole renderle semi-obbligatoria.

Parlare di coperture dagli imprevisti della vita è sempre difficile perché tira in ballo eventuali sviluppi spiacevoli, da non augurare a nessuno. Fatto sta, però, che gli incidenti possono capitare e alcuni sono più frequenti di altri. Come nel caso della perdita di autosufficienza, particolarmente diffusa soprattutto nella terza età. Un’eventualità verso la quale pochi italiani sono coperti.
Pochi italiani si coprono dalla perdita dell’autosufficienza
Nonostante l’Italia sia uno dei Paesi più longevi, con circa 3,8 milioni di persone bisognose di assistenza (l’Istat stima che a metà secolo gli over 65 saranno il 34,9% della popolazione italiana, ben più del 24% attuale), le polizze long ter care sono diffuse solo presso il 2% della popolazione. Anche se la sensibilità verso il tema è in crescita, se si considera che tra il 2021 e il 2022 i premi sottoscritti in questo ambito sono cresciuti del 25%, a quota 220 milioni di euro totali.
Quali le ragioni? Al di là di una generale, scarsa considerazione verso le coperture non obbligatorie – trasversale nel nostro Paese -, c’è un problema di budget. Questo tipo di coperture solitamente prevede principalmente due tipologie di prestazioni: una rendita per aiutare l’assicurato e la sua famiglia a sopportare i costi derivanti dalla perdita dell’autosufficienza o l’attivazione di una serie di servizi di carattere socio-assistenziale.
Una persona vicina alla terza età che vuole assicurarsi una rendita mensile intorno ai 1.500 euro in caso di perdita dell’autosufficienza dovrebbe pagare oltre mille euro di premio all’anno. E non tutti riescono a risparmiare a sufficienza. Anche se, a ben vedere, piuttosto bisognerebbe risparmiare su altre voci, a considerare quanto costa affidarsi a una badante.
In base al proprio profilo e alle esigenze economiche, è possibile scegliere tra due tipologie di polizze long term care:
- quelle temporanee, nelle quali l’assicurato ha diritto alla rendita solo qualora la riduzione dell’autonomia o la perdita dell’autosufficienza si verificassero nel periodo di validità del contratto assicurativo;
- quelle a vita, caratterizzate dal fatto che la rendita viene erogata a partire dal momento di riduzione o perdita dell’autosufficienza in qualunque momento avvenga e copre l’intera esistenza dell’assicurato.
Meglio iniziare subito con i versamenti
Da qui la raccomandazione di iniziare il prima possibile, in modo da pagare bene. Ricordando che il premio pagato per polizze long term care è detraibile nella misura del 19%, fino a un massimo di 1.291,14 euro. In altri Paesi, come la Germania, il problema dell’assistenza a lungo termine è stato risolto con un’assicurazione sanitaria obbligatoria: i dipendenti versano circa il 3% dello stipendio annuale per coprire il rischio di perdita dell’autosufficienza.
Quanto ai tipi di contratto, in Italia, fino a qualche anno fa, a prevalere erano soprattutto coperture di natura collettiva, mentre ultimamente si stanno diffondendo polizze long term care di tipo individuale, che ormai valgono i tre-quarti del mercato. E l’incidenza è destinata a crescere ulteriormente considerato che sempre meno si potrà contare sulle coperture pubbliche in caso di imprevisti, date le difficoltà del bilancio statale che scoprono sempre di più il fianco sul fronte del welfare.
Una delle ultime novità è la nascita di gruppi di acquisto, che contrattano direttamente con le compagnie, in modo da far ottenere a chi si associa condizioni più vantaggiose grazie alla mutualizzazione del rischio.
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