Accise mobile contro il caro-carburante: di cosa si tratta
Non si tratta di una soluzione risolutiva, ma la formula dell'accise mobile messa a punto dall'esecutivo promette di combattere la speculazione relativa ai prezzi dei carburanti, evitando forti oscillazioni nei prezzi in periodi di tempo particolarmente contenuti.
Non sarà un’azione risolutiva, ma nelle intenzioni del governo dovrebbe costituire una risposta importante per – quanto meno – frenare la corsa verso l’alto dei carburanti. Sull’accise mobile prevista dal Dl Trasparenza appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale c’è grande aspettativa
Di cosa si tratta
Rilanciando un sistema introdotto dalla Finanziaria del 2008, l’esecutivo ha disposto che il taglio delle accise può essere adottato se il prezzo “aumenta, sulla media del precedente bimestre, rispetto al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nell’ultimo Documento di programmazione economico-finanziaria presentato”. La modifica sarà possibile anche per “tenere conto dell’eventuale diminuzione del prezzo rispetto a quello indicato nel Documento di programmazione economico-finanziaria, nella media del quadrimestre precedente”.
Così gli aumenti del prezzo alla vendita non sono più scaricati su chi fa il pieno ma, semmai, sulle casse dello Stato, che però nel frattempo avrà tratto benefici dall’aumento delle entrate generato dai rialzi dei listini dei carburanti e delle imposte relative.
In questo modo il Governo ha voluto rispondere alle accuse di immobilismo contro il caro-carburanti, dopo che in passato aveva promesso di voler intervenire sul tema delle accise.
Stop agli sconti sulla benzina
L’accisa mobile va in qualche modo a sostituire gli sconti generalizzati garantiti dall’intervento pubblico fino alla fine del 2022. Il mancato rinnovo di questi ultimi era stato motivato dall’esecutivo con ragioni di spesa pubblica (il costo da marzo in avanti è stato di circa un miliardo di euro al mese, il che ha comportato la produzione di nuovo debito per un Paese, come il nostro, che già prima era tra i più esposti nel rapporto debito/Pil) ed era stato oggetto di molte critiche non solo dai partiti di opposizione, ma anche dalle associazioni dei cittadini.
A questo proposito è stato confermato solo il credito d’imposta (nell’ordine del 20%) relativamente a quanto speso per l’acquisto di gasolio e benzina per l’attività agricola e la pesca. Il contributo straordinario sarà assicurato anche per i carburanti utilizzati per il riscaldamento delle serre e dei fabbricati produttivi adibiti all’allevamento degli animali.
Sciopero confermato
Sta di fatto che l’esecutivo ha messo a punto una risposta articolata, che tra le altre cose impone alle stazioni di servizio di esporre un cartello con il prezzo medio, in modo da contrastare le speculazioni. Questa decisione ha portato tuttavia all’annuncio di sciopero da parte dei benzinai per il 25 e 26 gennaio prossimi. Le principali sigle di settore contestano “l’ondata di fango contro una categoria di onesti lavoratori”, per stare alla lettera della missiva inviata ai giornali. Una presa di posizione che appare come una risposta al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, secondo il quale sarebbero 4mila i benzinai che non comunicano al ministero i prezzi giornalieri praticati agli automobilisti.
Quindi la precisazione: “Le associazioni dei gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della categoria, su tutta la rete”.