Disastri naturali sottovalutati: una polizza per abbattere i rischi
Resta bassa la quota di italiani che si assicurano dai rischi catastrofali. Una sottovalutazione che rischia di costare cara, considerato che le finanze pubbliche sono sempre più sotto pressione. Ma qualcosa sta cambiando grazie a una crescente sensibilità.

I negazionisti dei cambiamenti climatici faticano ormai a fornire chiavi di lettura alternative su quanto sta accadendo. Solo negli ultimi mesi, e limitatamente all’Italia, abbiamo assistito prima alla devastazione delle inondazioni in Centro Italia, quindi a un giugno particolarmente piovoso da Nord a Sud, isole comprese, infine a giornate di caldo torrido da 40 gradi e oltre.
Una situazione che, oltre a causare vittime, distruzioni e danni economici, evidenzia tutte le difficoltà di contenere il surriscaldamento globale e impone un supplemento di attenzione verso le coperture assicurative che intervengono quando si verificano fenomeni naturali estremi. Un segmento ancora poco diffuso in Europa (e in Italia in particolare) per una serie di ostacoli che non è facile superare nell’arco di poco tempo, ma che comunque non possono essere ignorati.
Lo studio europeo sulla limitata percezione dei problemi
L’Eiopa (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali) ha da poco pubblicato un report che approfondisce le ragioni per cui nel Vecchio Continente fin qui hanno avuto una scarsa diffusione le polizze contro le catastrofi naturali (cosiddette “natcat”). Infatti, solo un quarto delle perdite registrate nell’ultimo quinquennio risultava essere coperto.
“I cittadini e le imprese europei sono chiaramente sottoassicurati contro una serie di rischi tra cui inondazioni, incendi e tempeste”, ha spiegato Petra Hielkema, presidente dell’Eiopa. La quale ha poi invitato a cambiare rotta, considerato che “gli eventi meteorologici legati ai cambiamenti climatici diventano più gravi e più frequenti in tutto il nostro continente”.
Quindi la consapevolezza che le stesse compagnie devono ripensare l’offerta per “capire le ragioni per cui esistono lacune di protezione, compresi i comportamenti dei consumatori, e intraprendere le azioni necessarie per affrontarle nel miglior modo possibile”.
Per l’esperta, la questione coinvolge ormai l’intera comunità. “Qui è in gioco la futura capacità della nostra società di riprendersi e ricostruirsi da eventi devastanti”.
I limiti principali alle coperture assicurative
Tornando allo studio, almeno per una parte dei consumatori il limite principale è di tipo economico. I livelli di reddito e la percepita inaccessibilità della copertura sono, infatti, la ragione più gettonata dai cittadini intervistati. Ma non finisce qui, dato che in molti lamentano una mancanza di chiarezza relativamente a termini e condizioni.
Infine, c’è un aspetto che probabilmente è il più difficile da affrontare in quanto ha a che fare con le resistenze psicologiche e con gli aspetti culturali. Tra i cittadini intervistati, sono diffuse le aspettative in merito all’intervento dello Stato in caso di catastrofe. Del resto, per molti anni l’intervento pubblico in queste situazioni è stato massiccio, anche se non sempre i fondi stanziati sono finiti a destinazione e, per altro, entro scadenze limitate. Ma i sette miliardi spesi ogni anno per la ricostruzione sono sempre più difficili da reperire e la situazione rischia di aggravarsi a fronte di fenomeni estremi sempre più frequenti.
La situazione in Italia e le prospettive
Nelle scorse settimane, il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha assicurato che il governo è al lavoro per introdurre una polizza assicurativa obbligatoria, pur senza specificare situazioni e contorni dell’eventuale intervento normativo. Dai rumors circolati fin qui, l’orientamento sembrerebbe quello di inserire l’obbligo solo per le abitazioni e gli edifici d’impresa situati nei territori a maggiore rischio, ma con un importante contributo pubblico in termini di detrazioni. Una necessità per far decollare il mercato, salvo poi ridurre progressivamente la mano pubblica, in modo da non rischiare di dover far rientrare dalla finestra il risparmio uscito dalla porta principale.
Secondo gli analisti, nel momento in cui le polizze diventassero qualche centinaia di migliaio, il premio potrebbe attestarsi su livelli sostenibili per la maggior parte dei contribuenti, intorno ai 100 euro annui per appartamento, il doppio per gli immobili d’impresa.