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Polizze auto, la differenza tra nord e sud Italia

Le novità già in vigore e quelle prospettate entro fine anno porteranno i prezzi dell’RC Auto a livelli ancora più convenienti. Il primo cambiamento è quello della dematerializzazione dei documenti assicurativi: è venuto meno l’obbligo di esporre sul parabrezza della vettura il tagliando.

A cura di: Paola Campanelli
A cura di: Esperta di prodotti finanziari, mercati energetici e telefonia
Dopo la laurea in Economia Aziendale e due Master in Copywriting e Comunicazione Digitale, si dedica ora alla scrittura di news specializzate per Segugio.it, oggi parte di Moltiply Group, con cui collabora dal 2014.

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Tempo di lettura2 minuti
Pubblicato il 22/10/2015
Polizze auto, la differenza tra nord e sud Italia

Le novità già in vigore e quelle prospettate entro la fine dell’anno in tema di assicurazioni porteranno i prezzi dell’RC Auto a livelli ancora più convenienti.

Il primo cambiamento, che può essere definito epocale, è quello della dematerializzazione dei documenti assicurativi. Dal 19 ottobre è venuto meno l’obbligo di esporre sul parabrezza della vettura il tagliando che certifica il pagamento del premio, mentre sarà doveroso tenere in auto i documenti rilasciati dalla compagnia per la polizza stipulata: questi, oltre a dimostrare di essere assicurati, sono necessari in caso di incidente stradale per fornire gli estremi del proprio contratto alla controparte o alle autorità che eventualmente intervengono.

La smaterializzazione del contrassegno è possibile grazie alla costituzione al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di un database contenente le informazioni sulla copertura assicurativa di tutti veicoli, aggiornato in tempo reale dall’ANIA (Associazione Nazionale Imprese Assicurative).

Uno degli obiettivi è anche quello di diminuire il divario delle tariffe RC tra Nord e Sud. Il recente disegno di legge concorrenza, in via di approvazione, mira a neutralizzare le differenze di prezzo tra le varie regioni, allineando i premi più alti alla media nazionale. Gli sconti saranno applicati agli automobilisti più virtuosi e ulteriori riduzioni sono previste in caso di installazione della scatola nera e di ispezione del veicolo da parte della stessa compagnia.

Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio di Segugio.it a settembre 2015 il costo medio di una polizza auto è stato pari a 764,32 euro, in calo rispetto ai 783,61 euro dello stesso mese del 2014.

Stando ai numeri emersi dallo studio, le regioni che nell’attuale semestre 2015 hanno fatto segnare i premi dell’RC Auto più alti sono proprio quelle del Mezzogiorno d’Italia. In prima posizione troviamo la Campania con 1285,12 euro, seguita dalla Puglia e della Calabria, rispettivamente con 1230,51 e 1174,05 euro. Più vicina alla media nazionale la tariffa della Sicilia, che si ferma a 884,36 euro.

I territori in cui assicurare i veicoli costa di meno sono il Friuli Venezia Giulia, con un premio medio pari a 541,53 euro, la Valle d’Aosta, 551,41 euro, e il Trentino Alto Adige, 556 euro. 

La ragione della discrepanza tra le varie macroaree è da attribuirsi a diversi fattori, quali il costo dei sinistri e il rischio frodi.

Analizzando la frequenza dei sinistri sul totale delle auto circolanti tramite i dati dell’ANIA, si scopre che al Nord è pari al 5,67% contro il 6,23% del Sud, con punte del 10,43% nel capoluogo di Napoli. Il divario, considerando i sinistri con danno alle persone, è quasi il doppio nel Mezzogiorno (24,3%) rispetto alla percentuale registrata al Nord (circa il 15%): sulle tariffe incidono anche i veicoli non assicurati, che si attestano rispettivamente al 15,2% e al 6,8% del totale circolante.

Per quanto riguarda i sinistri esposti a rischio frode, i numeri dell’ANIA indicano una percentuale dello 0,895% al Nord e di quasi il 2,1% al Sud.

“Se in alcune zone del Sud”, spiega Umberto Guidoni, responsabile auto di ANIA, “le polizze RC Auto sono care è perché i sinistri sono più frequenti e costosi. Tanto è vero che a Potenza, dove la frequenza dei sinistri è pari a quella di Vercelli, si paga di meno di altre città del Sud”. Secondo Guidoni, in alcune parti d’Italia la frode assicurativa non viene considerata un atto illegale: “come dice il Censis, è una specie di ammortizzatore sociale”. In questi casi il fenomeno sarebbe alimentato dalla presenza della criminalità organizzata e dalle precarie condizioni economiche di coloro che le attuano.

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