RC auto e autovelox: quando la multa può non essere pagata
Potrebbe essere in arrivo una valanga di ricorsi contro le contravvenzioni elevate da autovelox non omologati rispetto agli apparecchi soltanto approvati. Cosa cambia con l’ordinanza della Cassazione: ci sono più chance di farsi annullare la sanzione? Trova una polizza auto a prezzi bassi.
Se l’autovelox non ha l’omologazione ministeriale, la multa per eccesso di velocità non è valida ed è nulla. La sentenza numero 10505 della Corte di Cassazione rischia di avviare una valanga di ricorsi contro i Comuni da parte degli automobilisti che decidono di impugnare le contravvenzioni per aver superato i limiti di velocità.
Autovelox: che cosa ha stabilito la Corte di Cassazione
Per la prima volta, la Corte Suprema ha sancito che la multa deve riportare i riferimenti dell’autovelox relativi sia all’approvazione sia all’omologazione ministeriale. In mancanza di uno dei due procedimenti amministrativi, la sanzione è impugnabile, in quanto i termini “approvazione” e “omologazione” non possono essere qualificati come sinonimi o equivalenti.
Gli esperti del periodico “All-In Giuridica” spiegano che gli “ermellini” hanno stabilito che “su ogni autovelox conforme al prototipo omologato o approvato debba essere riportato il numero e la data del decreto ministeriale di omologazione e di approvazione ed il nome del fabbricante. Si tratta, infatti, di procedimenti aventi caratteristiche, natura e finalità diverse, poiché la prima autorizza la riproduzione in serie di un apparecchio testato in laboratorio, con attribuzione della competenza al Ministero per lo sviluppo economico, mentre l’approvazione non richiede la comparazione del prototipo con caratteristiche ritenute fondamentali o con particolari prescrizioni previste dal regolamento”.
Autovelox non omologato, il caso di Treviso
Il caso è scoppiato dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione sul braccio di ferro legale tra l’automobilista e avvocato Andrea Nalesso e il Comune di Treviso. Nalesso è stato sanzionato dalla polizia locale di Treviso per aver superato, con il suo veicolo lungo la tangenziale della città, la strada regionale numero 53, il limite di velocità (viaggiando a 97 km orari) di 90 km orari. L’accertamento è stato eseguito con un’apparecchiatura RED&SPEED-EVO-L2 (matr. 179) installata in postazione fissa e di proprietà dell’amministrazione comunale di Treviso. Ma quell’apparecchio è solo approvato e non omologato, una condizione ritenuta illegittima da parte dei giudici della Cassazione, i quali hanno stabilito che la multa andasse invalidata.
Codacons: non ci saranno annullamenti di massa delle multe
Questa sentenza fa giurisprudenza, ma ciò non vuol dire che siano possibili annullamenti di massa delle sanzioni. “La recente sentenza della Cassazione in tema di autovelox sta provocando grande confusione tra gli automobilisti e alimenta false speranze”, afferma il Codacons.
“Va chiarito subito che la sentenza della Cassazione non porta affatto ad una raffica di ricorsi e al conseguente annullamento delle multe elevate dagli autovelox - spiega il presidente Carlo Rienzi -. La legge stabilisce infatti criteri e tempi precisi per impugnare le sanzioni: dalla data di contestazione o notifica della violazione, 60 giorni davanti al Prefetto, ricorso gratuito ma che determina il pagamento del doppio della sanzione qualora l’istanza venga respinta, o 30 giorni dinanzi al giudice di pace, ma pagando il contributo unificato. Per le multe già pagate o quelle per cui siano scaduti i termini, non è possibile proporre ricorso”.
Continua Rienzi: “Nel caso in cui sia ancora possibile contestare la sanzione, per avere certezze circa l’omologazione del dispositivo autovelox che ha accertato la violazione, occorre presentare istanza d’accesso presso il comune dove è installato l’apparecchio e, una volta ottenuti gli atti, analizzare le specifiche tecniche sull’autovelox. Una prassi tutt’altro che semplice”.
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