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Come proteggersi dagli imprevisti dello smart working

La casa non è un ambiente del tutto sicuro ed è per questa ragione che gli smartworker farebbero bene a valutare l'eventualità di sottoscrivere una copertura assicurativa. Soprattutto ora che il ricorso al lavoro agile evolve da soluzione straordinaria a strutturale per molte aziende.

Pubblicato il 24/03/2022
donna di affari che scrive al computer costretta in una scatola che raffigura una casa
Smart working e polizze assicurative

La scadenza è stata prorogata dal 31 marzo al 31 maggio. Da quel giorno lo smart working tornerà fruibile su base volontaria mediante la sottoscrizione di un accordo individuale tra azienda e lavoratore. Vediamo cosa cambia e se è il caso di sottoscrivere una polizza salute anche se si lavora – in via prevalente o esclusiva – da casa.

Fine dello stato di emergenza e smart working

In sostanza si tornerà alle vecchie regole stabilite prima che scoppiasse la pandemia, tra cui l’obbligo di accordo individuale tra azienda e lavoratore.

Verosimilmente, dunque, calerà il ricorso al lavoro a distanza, anche se è pur vero che l’esperienza fatta dal 2020 in avanti ha ridefinito sotto vari aspetti il lavoro e, di conseguenza, anche la contrattazione.

Molte aziende hanno deciso di rendere strutturale il lavoro agile, quanto meno per alcuni giorni a settimana, e altre potrebbero seguire, alla luce della preferenza espressa dalla gran parte dei lavoratori per questa opzione. Del resto, quanto meno per i lavori d’ufficio, non si è riscontrato un sostanziale calo della produttività, mentre di contro sono calate drasticamente le ore perse per assenza legata a motivi di salute o familiari.

L’impatto sul welfare aziendale

Quanto accaduto in questo periodo sta influenzando anche le strategie di welfare aziendale. La crescente percezione di precarietà ha fatto crescere il ricorso a polizze assicurative e indennità per i ricoveri e le cure mediche. Questo relativamente non solo ai contagi da coronavirus, ma più in generale, dato che l’attenzione alla salute è diventata prioritaria anche tra quanti in passato non la mettevano in cima alle proprie priorità.

I malanni da lavoro in casa

Inoltre, lo smart working rischia di avere in alcuni casi ricadute negative sulla salute fisica e mentale, difficilmente coperti da polizze specifiche per il periodo che stiamo attraversando. Questo sia per il venir meno della relazione tipica del lavoro in ufficio, sia perché trascorrendo più tempo in casa si è esposti a un rischio maggiore di incidenti. Senza dimenticare che molte abitazioni non dispongono di postazioni di lavoro adeguate, cosa che fa aumentare il rischio di lesioni ergonomiche e posturali.

La risposta del mercato

L’offerta si sta adeguando: diverse compagnie hanno lanciato polizze che includono la copertura per le tensioni posturali e gli infortuni, mentre sono allo studio nuove soluzioni che includono i rischi emergenti, tra cui la maggiore frequenza di utilizzo degli apparecchi domestici e il maggior numero di incidenti tra le quattro mura.

Questo vale per i lavoratori, ma ancor più per i datori di lavoro, che a termini di legge devono garantire la salute e la sicurezza del lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile. Proprio a questo fine è tenuto a consegnargli con cadenza annuale un’informativa scritta nella quale sono individuati i rischi generali e i rischi specifici connessi alla particolare modalità di esecuzione del rapporto di lavoro. Chi lavora da casa non ha bisogno di una specifica copertura Inail: è un dipendente come gli altri e quindi è già coperto in caso di infortuni. Fatta salva sempre la possibilità di crearsi delle coperture aggiuntive per le ipotesi non previste.

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A cura di: Luigi dell'Olio

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