Auto: sei Paesi Ue hanno meno di un caricabatterie ogni 100 km
Politiche più efficaci per le infrastrutture in grado di favorire la transizione alla mobilità elettrica. Lo chiede l’ACEA. Oggi nell’Ue ci son ben sei Paesi hanno meno di un caricabatterie ogni 100 km. Guida la classifica l’Olanda, l’Italia è settima e agli ultimi posti si trovano Cipro e Grecia.

L’Europa è in netto ritardo nella costruzione delle stazioni di ricarica per le vetture elettriche, mentre si avvicinano gli appuntamenti fissati da Bruxelles per raggiungere la neutralità carbonica (il primo, intermedio, è in calendario per il 2030 con la riduzione di almeno il 55% delle emissioni).
L’analisi della situazione effettuata dall’Associazione dei produttori di auto europei (ACEA) traccia un quadro sconfortante: ben sei Paesi membri dell’Unione europea hanno meno di un struttura di ricarica ogni 100 km di strada. Inoltre, sottolinea la ricerca, non solo il numero dei punti di ricarica elettrica è insufficiente, ma la stragrande maggioranza di quelli già in funzione non si ricarica abbastanza rapidamente: ovvero solo uno su 7 è veloce.
Misure politiche più efficaci
Troppo pochi e inefficienti per poter rispettare gli impegni green presi dalla Commissione Ue. Il nuovo allarme è stato lanciato proprio dall’ACEA che - in vista del voto del Parlamento europeo sul regolamento sulle infrastrutture dei combustibili alternativi (AFIR) - è tornata a invocare un intervento da parte dei responsabili politici per risolvere il problema, perché c’è il serio rischio di bloccare l'adozione da parte del mercato delle auto elettriche.
Non solo, ma gli esperti prospettano un probabile rallentamento degli investimenti da parte degli industriali se continueranno a prevalere le incertezze di fondo e l’assenza di impegni certi da parte dei Paesi in tema di infrastrutture e misure tese ad agevolare la penetrazione dei nuovi veicoli verdi.
Nelle infrastrutture l’Italia è al settimo posto
Al netto dei sei Paesi che hanno meno di una postazione di ricarica ogni 100kM di strada, ce ne sono altri 17 che ne possono vantare meno di cinque, mentre solo cinque Paesi ne possiedono più di 10 per ogni 100 km. A livello geografico, c'è un enorme divario tra i Paesi con il maggior numero di caricatori e quelli con meno.
Ad esempio, In Olanda c'è un caricatore ogni 1,5 km, mentre la Polonia, che è otto volte più grande, ne possiede uno solo ogni 150 km. In questa classifica l’Italia è al settimo posto, con 9,2 punti di ricarica ogni 100km (a fronte di una quota di vendite di auto ECV del 9,4% sul totale).
Tra i Paesi più virtuosi, dopo l’Olanda, ci sono Lussemburgo (20,5% punti ogni 100 km e 57,9% la percentuale delle vendite) e Germania (rispettivamente con 26 e 25,8%). Più defilate le posizioni di altri due principali mercati europei: la Francia (18,3% e 3,4%) e la Spagna (7,8% e 1,6%). Agli ultimi posti troviamo Cipro (1,7 e 0,4%), Grecia (6,9 e 0,4%).
La differenza la fa anche la velocità di ricarica
Anche problema posto dai responsabili ACEA è la velocità di ricarica, poiché i caricabatterie veloci (con una capacità di oltre 22 kW) costituiscono una frazione del totale. Oggi solo uno su 7 nell'UE è veloce. Tutto il resto (comprese molte prese comuni o da giardino a bassa capacità) ha una capacità di 22 kW o sotto e non caricano i veicoli a una velocità accettabile.
Per raggiungere gli obiettivi di CO2, le vendite di auto elettriche dovranno aumentare massicciamente in tutti i Paesi. Se vogliamo convincere i cittadini a passare all’elettrico nel prossimo decennio, caricare queste auto dovrebbe essere facile come lo è oggi il rifornimento. Lo ha affermato Sigrid de Vries, DG di Acea, sottolineando che le persone non dovrebbero viaggiare per miglia di chilometri per trovare un caricabatterie, né dovrebbero aspettare anni per caricare il proprio veicolo.