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Auto: anche in aprile le vendite ai minimi storici

La gelata sul mercato automobilistico in Italia è continuata anche nel mese di aprile: le immatricolazioni di veicoli nel nostro Paese sono crollate del 97,55% a 4.279 unità, contro le 174.924 registrate nello stesso mese dell'anno scorso. Ecco gli ultimi dati.

Pubblicato il 06/05/2020
crollo immatricolazioni auto
Crollo immatricolazioni auto

È continuata anche in aprile la gelata sul mercato automobilistico italiano, le immatricolazioni di veicoli nel nostro Paese sono crollate del 97,55% a 4.279 unità, contro le 174.924 registrate nello stesso mese dello scorso anno. La dinamica è preoccupante sia per la sua ampiezza sia perché, soprattutto, le vendite di aprile valgono – per importanza del mercato - circa il 9% di quelle di un intero anno. Se viene proiettata questa performance di aprile sull’intero 2020 “si ottiene – rende noto il Centro Studi Promotor - un volume di immatricolazioni analogo a quello del 1949”, anno in cui ne furono registrate appena 48.883.

Promotor, lungo il cammino per tornare alla normalità

A causa del Covid-19 si è dunque allungata la serie negativa, dopo che a marzo le vendite di auto erano scese dell'85,42% a 28.326 unità. Il saldo dei primi quattro mesi dell’anno in corso si è più che dimezzato rispetto allo stesso periodo del 2019: secondo i dati diffusi dalla Motorizzazione, le immatricolazioni sono state 351.611 contro le 712.911 di un anno fa, in calo del 50,69% annuo. Le concessionarie hanno riaperto solo il 4 maggio ma “il cammino da percorrere per ritornare alla normalità – secondo l’analisi di Promotor - è lungo e accidentato, come emerge chiaramente anche dal clima di fiducia degli operatori del settore auto”.

Crollo della fiducia dei concessionari

La fiducia dei concessionari è d’altronde crollato da quota 33,3 di gennaio a quota 3,6 di aprile. La forte contrazione del Pil già registrata nel primo trimestre 2020 (-4,7%) e le prospettive negative per il resto dell’anno rendono il recupero del settore auto problematico, anche se un piccolo supporto alla domanda può venire dal fatto che la gente ha capito che il mezzo di trasporto più sicuro per limitare il contagio è l’automobile privata. “Per tornare alla normalità – secondo Gian Primo Quagliano, presidente Promotor - ci vuole però una terapia d’urto come emerge anche a livello europeo” basata sugli incentivi alla rottamazione.

Agire con incentivi anche per auto ‘nuove’ tradizionali

L’attenzione però, suggerisce, si deve concentrare anche nel favorire l’acquisto di vetture nuove ad alimentazione tradizionale e non esclusivamente su quelle a trazione alternativa. Un’apertura in questo senso è per altro già pervenuta dalla Commissione europea. È evidente, osserva ancora Quagliano, infatti, “che una campagna incisiva di rottamazione oggi non può riguardare soltanto la sostituzione di vecchie auto con vetture a emissione zero, perché non esistono al momento le condizioni per una diffusione immediata su vasta scala di auto elettriche”. Senza contare i problemi infrastrutturali ancora presenti sulla rete stradale.

Ripercorrere la strada dei bonus del 1997

L’Italia - ricorda Quagliano - ha al suo attivo una precedente esperienza di incentivi alla rottamazione molto efficace: quella del 1997, quando chi rottamava una vettura di oltre 10 anni e acquistava una nuova auto riceveva un bonus dallo Stato che veniva poi raddoppiato con un bonus di pari entità obbligatoriamente riconosciuto dal venditore”. I risultati furono un incremento delle vendite del 38,8% nel 1997 e un maggior gettito per l’Erario perchè l’Iva incassata sulle auto vendute in più con gli incentivi compensava ampiamente il costo dei bonus. Inoltre c’è stata una crescita del Pil di 0,4 punti come certificato da Banca d’Italia.

Più sicurezza e ambiente con parco circolante nuovo

Per questo motivo, secondo Quagliano, “non si deve sottovalutare che, adottando una formula analoga a quella del 1997, ci sarebbero non solo un impatto fortemente positivo per l’ambiente, ma anche risultati importanti per la sicurezza stradale, che è fortemente correlata all’anzianità media delle auto circolanti. Basti pensare che l’Italia, con un’anzianità media del parco circolante di 11 anni e 6 mesi, ha una mortalità per incidente stradale di 55 persone all’anno per milione di abitante, mentre nel Regno Unito, dove l’età media del parco circolante è di 8 anni, il dato corrispondente è di 27,5 morti all’anno per milione di abitanti”.

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A cura di: Fernando Mancini

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