Codice della strada: probabile lo smantellamento della riforma

È di pochi giorni fa la notizia della bocciatura di buona parte del pacchetto di norme contenute nel disegno di legge sulla riforma del Codice della strada, in quanto comporterebbero oneri pubblici aggiuntivi che non risultano coperti da entrate (così come disposto dall’articolo 81 della Costituzione).
Il nuovo Codice era già stato approvato dal primo ramo del Parlamento lo scorso autunno, per poi arenarsi nel passaggio previsto per l’ultima settimana di febbraio alla commissione Bilancio del Senato. Fra le novità annunciate e poi tagliate a causa della mancata copertura finanziaria, l’intero blocco dedicato alla difesa dei cosiddetti utenti deboli: bambini, anziani, disabili e pedoni, oltre a ciclisti e motociclisti.
Il pacchetto doveva disciplinare una serie di misure su cui l’Esecutivo lavorava da più di due anni: revisione dei limiti di velocità e relative sanzioni, organizzazione della viabilità e nuove regole per la progettazione delle strade, norme a favore del trasporto pubblico. Inoltre, posti auto riservati alle donne incinta e a favore di chi trasporta bambini fino a due anni e possibilità di istituire “zone d’incontro”, aree pedonali in cui è permesso l’accesso ai veicoli con opportune limitazioni a favore dei pedoni.
Nell’ambito del sistema sanzionatorio, si aspettava l’emanazione dell’ergastolo della patente, ossia il ritiro definitivo della licenza di guida per i conducenti più trasgressivi senza nessuna possibilità di riaverla: la revoca a vita scatterebbe al primo omicidio stradale, in caso di guida sotto l’effetto di droghe o in stato d’ebbrezza.
Sempre in tema di patente, si sarebbe dovuto introdurre la formula dei punti anche per i minorenni che guidano ciclomotori fino a 50 cc, minicar e scooter di cilindrata fino a 125 cc.
Novità si erano anticipate anche per gli over 80: riguardavano la limitazione della guida ai veicoli con potenza contenuta e l’obbligo di rinnovare la patente annualmente con visite mediche più accurate.
Un’altra disposizione rientrante nella riforma era l’abbassamento da 150 a 120 centimetri cubici del limite di cilindrata per l’accesso dei motocicli in autostrada e in tangenziali con segnaletica verde.
Tra gli utenti deboli rientrano anche i ciclisti, in particolare quelli di età inferiore ai 14 anni: per loro si era parlato di accesso alle corsie riservate ai mezzi pubblici e della possibilità di equipaggiare le biciclette di targa per costituire un database che rendesse più facile la loro identificazione; in più, montare in città gli alloggiamenti a tartaruga in funzione antifurto per parcheggiare la bici in tutta tranquillità.
“Leggiamo dai media che la mancanza della necessaria copertura finanziaria è la motivazione che ha portato alla bocciatura di alcuni importanti provvedimenti” – commenta Giulietta Pagliaccio, presidente nazionale FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) – “una spiegazione troppo spesso di circostanza. Ci sembra quanto mai doveroso chiedere un chiarimento e un dettaglio specifico su quali siano gli oneri aggiuntivi previsti. Non riusciamo a capire, ad esempio, quali dovrebbero essere le risorse necessarie per dare ai sindaci la possibilità di ridurre la velocità in aree specifiche, al fine di garantire maggiore sicurezza ai cittadini”.
Saltata anche l’attesa legiferazione per la definizione giuridica del car pooling, un provvedimento essenziale per il riconoscimento della mobilità alternativa: la promessa del governo è che se ne riparlerà alla fine dell’Expo.