Le strade italiane, un bene da preservare

La situazione delle strade italiane sembra essere diventata oramai insostenibile. I dati resi noti dalla SITEB (Sindacato Italiano Tra gli Emulsionatori di Bitume), evidenziano come il problema sia il cattivo stato di manutenzione delle vie di comunicazione urbane ed extraurbane.
A testimoniarlo è il calo del consumo di asfalto fatto registrare alla fine del 2014: circa 21 milioni di tonnellate impiegate per costruire e manutenere le strade, in costante diminuzione negli ultimi 8 anni rispetto ai 44 milioni di tonnellate utilizzate nel 2006.
Dall’analisi del sindacato risulta che gli investimenti riguardanti gli oltre 850 mila km di arterie stradali sono tornati indietro di circa trent’anni, quando i veicoli circolanti erano poco più del 60% degli attuali 38 milioni. Per salvaguardare le strade ed effettuare una corretta manutenzione servirebbe impiegare più di 40 milioni di tonnellate di materiale bituminoso all’anno, circa 18 milioni in più di quello utilizzato nel 2013: invece, il calo rispetto a quest’ultimo è stato del 2%.
“La rete stradale”, dichiara il presidente SITEB Michele Turrini, “è un bene primario e fondamentale per lo sviluppo economico di un Paese ed è un patrimonio che va preservato e tutelato. Il nostro Paese oggi non ha bisogno di grandi opere, ma di rimettere in sicurezza la rete stradale: è la più grande opera pubblica che si possa realizzare nell'interesse dei suoi cittadini e può fare da volano per l'economia in generale. Per dare nuovo ossigeno ai lavori occorrono misure concrete, compatibili con l'attuale fase economica: una grossa opportunità, a costi sostenibili, è offerta dall'impiego del fresato d'asfalto (riciclabile al 100%) per la realizzazione delle strade; attività vantaggiosa sotto il profilo economico e ambientale, che vede l'Italia ancora fanalino di coda a livello europeo a causa di una normativa che ne ostacola lo sviluppo”.
Le vie di comunicazione maggiormente danneggiate non sono solo quelle urbane, ma anche le extraurbane provinciali e comunali. In città come Torino, Milano e Roma sono state rilevate migliaia di buche stradali: a Napoli, ogni mese ne vengono scoperte oltre 400 (per circa 4.500 richieste di intervento l'anno); record a Palermo, che l'International Institute of Measurement of Holes di Detroit ha stabilito essere la città con più buche stradali al mondo (7,3 per chilometro quadrato).
La conseguenza principale è il ripercuotersi di questa situazione sulla sicurezza dei cittadini e sui loro portafogli: il dissesto stradale porta danni ai veicoli – soventi quelli a pneumatici e cerchioni – e può costituire un pericolo mortale per i conducenti di motocicli e ciclomotori (circa il 30% degli incidenti è attribuibile allo stato della pavimentazione).
Per la maggior parte delle strade costruite a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘90, si rendono necessari frequenti interventi di rifacimento che non sempre vengono effettuati con la cura di cui avrebbero bisogno. A volte la scarsa perizia e qualità dei materiali utilizzati non fanno altro che peggiorare la situazione: alle prime piogge e dopo un periodo di tempo breve, i rattoppi eseguiti in economia lasciano spazio alle stesse buche presenti prima degli interventi. Basterebbe effettuare le operazioni di manutenzione per tempo, in modo da evitare danni maggiori alla struttura della strada: le fessure, spesso provocate dall’indurimento del bitume a causa dei raggi ultravioletti del sole che ne riducono l’elasticità, dovrebbero essere sigillate non appena si presentano, neutralizzando così gli effetti dell’invecchiamento.