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Contachilometri manomessi, ringiovanisce il 40 percento delle auto usate

Pubblicato il 13/02/2015

Aggiornato il 24/05/2017

Contachilometri manomessi, ringiovanisce il 40 percento delle auto usate

È oramai una consuetudine di una parte dei rivenditori di veicoli usati: la pratica di scalare i chilometri di un’auto diventa sempre più allarmante. Raggirare gli ignari clienti è un’azione alla portata di chiunque, basta acquistare gli strumenti necessari su internet a poche decine di euro.

Il problema va ben oltre il semplice ringiovanimento della vettura, perché si mette a rischio la sicurezza dell’acquirente truffato, convinto di viaggiare su un mezzo più affidabile di quanto lo sia nella realtà.

Il giro d’affari che deriva dalla vendita di queste auto è notevole: si stima un danno economico superiore ai 9,6 miliardi in tutta Europa. A tal proposito la FIA – Federazione Internazionale dell’Automobile – ha avanzato una richiesta alla Commissione Europea, chiedendo di istituire un database che raccolga i chilometri registrati da officine, centri di revisione e assicurazioni: un modo indispensabile per rendere tracciabile il chilometraggio dell’auto.

La Federazione si è rivolta anche alle case costruttrici affinché si possa risolvere il problema della facile violabilità dei contachilometri. Secondo una loro rilevazione, è sufficiente per un contachilometri digitale collegare uno strumento del costo medio di 150 euro alla porta OBD (On Board Diagnostic) del veicolo.

Secondo Guy Verhofstadt, candidato nel 2014 alla Presidenza della Commissione Europea, “manipolare contachilometri aumenta il rischio di incidenti e danneggia il mercato dell’auto usata. Il chilometraggio dei veicoli viene continuamente registrato dai concessionari, riparatori, centri di revisione, ma manca una banca dati centrale che raccolga queste informazioni. Lo scambio di informazioni sulle letture del contachilometri attraverso una rete informatizzata è fondamentale per ridurre le frodi, soprattutto sulle auto importate e ritargate”. 

Il Belgio per evitare le frodi ha istituito un sistema anticontraffazione chiamato CAR-PASS. Ogni volta che un mezzo è sottoposto a riparazione in un’officina, il professionista – proprietario dell’officina, gommista, installatore di sistemi di allarmi o altro – deve per legge trasmettere i dati relativi al numero di telaio, chilometraggio e data dell’intervento a una banca dati. Questa è gestita da un’associazione senza scopo di lucro CAR-PASS: al momento di vendere l’auto, il concessionario dovrà fornire tale certificato, pena la richiesta dell’acquirente di annullare il contratto di vendita.   

In Italia, nel caso in cui il proprietario venga a scoprire di essere stato truffato, è previsto l’obbligo per il venditore di restituire parte del prezzo (0,4% del prezzo pagato per ogni scaglione di 1000 Km) fino a una differenza di 50.000 Km da far valere durante il periodo di garanzia legale. Scaduto quest’ultimo, si potrà contestare un “vizio occulto”, per il quale il Codice Civile non prevede scadenza dei termini, e ricorrere all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

A cura di: Paola Campanelli

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