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Bollo auto storiche, non tutte le regioni lo applicheranno

Pubblicato il 22/01/2015
Bollo auto storiche, non tutte le regioni lo applicheranno

È oramai legge il provvedimento adottato dal governo nell’attuale Legge di Stabilità che elimina le agevolazioni sul bollo per le vetture storiche più recenti, vale a dire veicoli con un età compresa tra i 20 e i 29 anni: rimangono esentati dal pagamento o obbligati a versare una cifra forfettaria in caso di mezzo circolante solo i proprietari di mezzi con almeno 30 anni di vita.

Tuttavia, essendo il bollo auto un tributo locale, alcune regioni stanno decidendo di derogare a quanto stabilito dalla nuova manovra, lasciando inalterata la cifra forfettaria pagata dai proprietari di queste vetture: la motivazione è la scarsa incidenza che avrebbe sulle casse regionali, con Emilia Romagna e Veneto che hanno già rinunciato all’intero pagamento mentre Lombardia e Liguria stanno valutando il da farsi.

La decisione del governo ha fatto discutere non poco le Associazioni e i parecchi appassionati del settore delle youngtimer, che hanno le idee chiare sui risvolti di questa legge: rimettendo una tassa sulle ultraventennali lo Stato non otterrà i risultati  prefissati economicamente, ma andrà a cancellare un pezzo di storia industriale anche italiana. Il riferimento è a tutte quelle vetture che cominciano ad avere una qualche rilevanza nel panorama automobilistico delle auto classiche, andando a penalizzare i collezionisti più giovani che investono cifre minori; molti potrebbero decidere di disfarsene, vendendole all’estero o rottamandole, precludendo la possibilità a molte auto di diventare d’epoca. Dunque per colpire coloro che hanno usufruito delle agevolazioni in quanto utilizzatori di auto vecchie, inquinanti e poco sicure, si rischia di mettere in pericolo un intero comparto motoristico storico e d’epoca.

“Quello che purtroppo mi rattrista di più”, spiega il Presidente dell’ASI (Automotoclub Storico Italiano) Roberto Loi, “è che il patrimonio motoristico ricompreso nella datazione da venti a trent’anni, andrà distrutto, per demolizione, oppure venduto all’estero. Altro fatto non meno grave sono le conseguenze economiche che deriveranno agli imprenditori che operano nel settore”.

Secondo l’ASI, il provvedimento dovrebbe riguardare circa 375 mila veicoli con entrate per circa 56 milioni di euro, ma portando a perdite economico-patrimoniali per l'intero settore che supererebbero addirittura i 2 miliardi di euro. Tali perdite riguardano i mancati introiti derivanti da spese di manutenzione – una media di circa 2 mila euro l’anno per veicolo –  che andrebbero a danneggiare piccoli riparatori, carrozzieri, ricambisti: inoltre molti tra gli impiegati dei 270 club storici sparsi in tutto il Paese potrebbero perdere il posto e sarebbe colpito anche il settore del turismo – si stimano mancati incassi per 12,5 milioni di euro – attraverso il fiorente mercato dei raduni (circa 2.500 l’anno).

Secondo il Presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani, troppe persone hanno approfittato dei privilegi relativi alla tassa automobilistica ridotta: nel 2011 le auto che avevano ottenuto certificazioni di rilevanza storica erano 1500, nel 2012 erano arrivate a 160 mila; più volte la stessa Aci ha denunciato l'uso incontrollato del registro auto storiche.

A cura di: Paola Campanelli

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