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Petrolio e benzina calano a ritmi diversi

Pubblicato il 18/12/2014
Petrolio e benzina calano a ritmi diversi

Dalle rilevazioni di Staffetta Quotidiana tutte le compagnie di carburante stanno diminuendo i prezzi, con ribassi che vanno dai 0,5 ai 2,5 centesimi al litro. La ragione di questi tagli deriva dal costo del petrolio in continuo calo. Il prezzo registrato la scorsa settimana è di circa 67 dollari al barile, oramai lontano dal record del 2008 quando toccò i 146 dollari, ma sensibilmente più basso anche dell’importo degli ultimi due anni in cui si è mantenuto stabile tra i 90 e i 100 dollari.

È il minimo dal settembre 2009, dovuto alla decisione presa giovedì 27 novembre dai Paesi produttori riunitisi a Vienna di non tagliare il tetto produttivo del greggio. L’OPEC – Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio  –  ha deciso che il prezzo dovrebbe restare basso fino al 2016: il motivo potrebbe essere la concorrenza con gli Stati Uniti, che in questi anni è diventata il secondo produttore mondiale dietro gli Arabi.

Il problema è che, nonostante il forte calo, c'è un evidente ritardo tra la discesa della quotazione del greggio e il prezzo alla pompa. La spiegazione potrebbe dipendere da diversi fattori.  Sicuramente il forte carico delle imposte, con le accise che incidono molto sulla determinazione del prezzo al dettaglio, condizionato solo al 40% dal costo industriale.

L’Italia ha il triste primato del carico fiscale più alto nel mondo sui carburanti. Secondo una nota di Assopetroli-Assoenergia, a novembre gli automobilisti italiani hanno pagato in media la benzina 25,7 cent/litro e il gasolio 23,5 cent/litro in più rispetto al resto d'Europa.

Secondo Federconsumatori il costo di benzina e gasolio – rapportato al calo del greggio – dovrebbe essere più basso rispettivamente di 12 e 17 centesimi di euro, visto che l’attuale prezzo si traduce in circa 262 euro in più sul bilancio dei cittadini.

Proteste anche dal Codacons, che ha chiesto a 104 Procure di aprire un’indagine nel territorio di rispettiva competenza affinché si verifichi se il mancato ribasso possa ricondursi a una fattispecie rilevante dal punto di vista penale, perpetrandosi un possibile reato di aggiotaggio. "Se da un lato la componente legata alle tasse pesa in modo evidente sui listini praticati agli automobilisti" spiega il Codacons, "dall'altro si riscontra un mancato adeguamento della quota di prezzo riconducibile alle quotazioni petrolifere. Tale situazione comporta maggiori esborsi in capo alla collettività, oltre a influire negativamente sui prezzi dei prodotti trasportati".

L’Unione petrolifera si difende sostenendo che "la discesa dei prezzi del greggio e di conseguenza, dei prodotti raffinati rilevati dal Platts e scambiati sui mercati internazionali, si è riflessa praticamente per intero sui prezzi industriali di benzina e gasolio che sono tornati sui valori minimi dal dicembre 2011".

E non è tutto. Un comunicato della CGIA (Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato) di Mestre riferisce che dal primo gennaio 2015 ci sarà un aumento delle tasse sul carburante stimato in 2,2 centesimi. Il provvedimento, adottato dal Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, sarà quantificato sulla base della reperibilità di 671 milioni nel 2015 e 17,8 milioni di euro nel 2016. Il ritocco dipende principalmente dall’abolizione dell’IMU sulle prime case del 2013; l’altra parte della copertura viene dalla riscossione della maggiore Iva derivante dai pagamenti  arretrati da parte della Pubblica Amministrazione e dalla sanatoria ai concessionari dei giochi. 

Da una stima fatta dalla CGIA, una famiglia con un'auto di media cilindrata - alimentata a benzina - che percorre mediamente 15.000 chilometri all'anno, nel 2015 lascerà al distributore 20 euro in più di tasse rispetto al 2014. Se la comparazione viene fatta rispetto al 2010, l'incremento di spesa sarà di 249 euro.

A cura di: Paola Campanelli

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